Raffaella Chionna

«Un sogno che ha più di vent’anni»

 
 

12 Ottobre 1998. Una data per me molto importante. In quel giorno ho incontrato per la prima volta il popolo tibetano nel campo profughi di Bylakuppe, in India. Tutto nacque da un viaggio per il quale dovevo, in qualità di ginecologa, fornire una consulenza per organizzare una sala parto in quello che era considerato il più popoloso Campo profughi indiano, Bylakuppe. 

Per costruire quella sala parto erano necessari molti soldi. La prima domanda che mi feci al mio ritorno fu questa: come posso aiutare quelle povere donne? 

E fu così che quel viaggio, iniziato come una occasione di svago, mi ha cambiato la vita. Il popolo tibetano mi è entrato sotto la pelle e ha iniziato a far parte di me e della mia vita dal primo istante in cui li ho incontrati. La loro pace interiore, la loro generosità innata, la loro filosofia di vita, il loro sorriso sereno e pacifico, la loro gratitudine e disponibilità verso il prossimo li ha resi ai miei occhi un modello a cui ispirare la mia modalità d’essere. 

Sono tornata a casa cambiata e piena di desiderio di dare il mio contributo affinché una cultura e un popolo così prezioso non venissero dimenticati.” 

Così al mio ritorno ho raccontato a chi mi stava più vicino della  esperienza che ho vissuto e provato vivendo così a stretto contatto con la comunità tibetana. Ho raccontato delle grosse difficoltà a cui questo popolo esiliato in India era costretto. E' andata bene. Molti di voi mi hanno capito.  

In poco tempo sono riuscita a raccogliere i fondi necessari per realizzare quella sala parto. 

Negli anni successivi il mio entusiasmo ha contagiato anche il gruppo di amici e sostenitori che nel frattempo si era raccolto attorno a me. In tre anni abbiamo realizzato altri punti nascita nei campi profughi di Mundgod e di Gurupura. 

Le attività del gruppo è continuata e sono stati raccolti finanziamenti per costruire un ospedale di isolamento per i malati di Tubercolosi a Bylakuppe, malattia ancora endemica in India. 

Successivamente il nostro gruppo ha iniziato a costruire alcuni impianti di depurazione dell’acqua e altri piccoli progetti. 

Il mio impegno e quello degli amici che hanno creduto in me rendono necessario, nel 2005, strutturare il gruppo sotto forma di Associazione ed è cosi che è nata l’Associazione Woeser. 

Il nome Woeser, scelto per l’inaugurazione della nostra associazione dall’attuale XIV Dhalai Lhama ,Tenzin Gjatzo, significa “Chiara Luce”, un nome che vuole essere un messaggio di speranza per il popolo Tibetano. 

Sono ormai vent’anni che mi occupo dei profughi tibetani. Mi piacerebbe allargare il gruppo. Siate i benvenuti. 

 

Raffaella Chionna
Presidente dell’associazione Woeser, Chiara Luce

 
 
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«Il popolo tibetano mi è entrato sotto la pelle e ha iniziato a far parte di me e della mia vita dal primo istante in cui li ho incontrati»